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TARI e Rifiuti urbani: il 30 giugno è una data chiave

Se gestisci un’impresa, c’è una data che riguarda la TARI, che merita davvero di essere evidenziata in agenda: il 30 giugno. A prima vista potrebbe sembrare solo una delle tante scadenze amministrative che affollano il calendario aziendale, ma in realtà rappresenta una scelta strategica con impatti economici tangibili. Entro quella data infatti, le aziende che intendono affidare i propri rifiuti urbani ad operatori privati devono comunicare la loro scelta al Comune o al gestore del servizio pubblico; tale scelta avrà effetto a partire dal 1° gennaio 2026.

Chi è coinvolto? 

Tutte le aziende che producono rifiuti urbani possono fare questa scelta. Ma non si tratta solo di un’opzione, è anche un diritto normativo introdotto dal D.lgs. 116/2020, che ha modificato in modo sostanziale le definizioni di rifiuti urbani e rifiuti speciali a partire dal 1° gennaio 2021. Un cambiamento che ha aperto nuove possibilità, ma che comporta anche nuove responsabilità. 
Le imprese interessate devono attivarsi per tempo: la comunicazione da inviare al Comune non è solo un modulo da compilare, ma un atto che apre la porta alla possibilità di gestire in autonomia – attraverso operatori privati autorizzati – tutti o parte dei propri rifiuti urbani. 

Casi possibili 

Le strade percorribili non sono tante, ma ciascuna comporta implicazioni specifiche: 

  1. L’azienda conferisce TUTTI i rifiuti urbani a OPERATORI PRIVATI: 
    In questo caso, l’impresa può richiedere l’esenzione totale della quota variabile della TARI. Questo significa che continuerà a pagare solo la quota fissa, legata alla superficie e all’uso dei locali, ma potrà ridurre sensibilmente l’importo complessivo della tassa. Attenzione, però: questa scelta comporta anche la rimozione dei cassonetti comunali e l’obbligo di gestire integralmente e autonomamente tutti i rifiuti (compresi organico e indifferenziato), ovviamente con costi a carico dell’azienda e affidandosi esclusivamente a operatori privati autorizzati. 
  1. L’azienda conferisce SOLO UNA PARTE dei rifiuti a OPERATORI PRIVATI e il resto al SERVIZIO PUBBLICO: 
    In questo scenario, l’impresa ha comunque diritto a una riduzione proporzionale della quota variabile della TARI. Questo le permette di continuare a utilizzare il servizio comunale per alcune frazioni (come l’organico o l’indifferenziato), mentre per le altre dovrà dimostrare di gestirle tramite operatori privati. Anche qui, è fondamentale che i rifiuti gestiti privatamente non vengano più conferiti al servizio pubblico, ma siano sempre avviati al recupero con soggetti autorizzati. 
  1. L’azienda conferisce TUTTI i rifiuti al SERVIZIO PUBBLICO: 
    È la scelta più semplice e non richiede nessuna comunicazione. Tuttavia, non dà accesso ad alcuna riduzione della TARI. Resta valida per chi non intende cambiare le modalità di gestione, ma è importante sapere che rinuncia così alla possibilità di risparmio
tari

Quanto dura la scelta fatta? 

Una volta effettuata, la scelta resta valida per due anni. Durante questo periodo, l’azienda deve essere in grado di dimostrare l’effettivo avvio a recupero dei rifiuti urbani mediante documentazione tracciabile, come i formulari di trasporto, i contratti con gli operatori o i report periodici. 
La documentazione è essenziale per non perdere il diritto all’esenzione o alla riduzione e deve essere conservata con cura per eventuali controlli. 

E se non si dichiara nulla? 

Non sono previste sanzioni in caso di mancata comunicazione entro il 30 giugno. Tuttavia, c’è un rischio importante da considerare: non si potrà richiedere in seguito alcuna esclusione o riduzione della quota variabile della TARI, nemmeno se si dimostrerà di aver avviato a recupero parte dei rifiuti con operatori privati. 
In altre parole, l’opportunità si perde, e non sarà più possibile recuperarla retroattivamente. 

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